Urgente convocare il CITE per approvare la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile
La revisione della Strategia per lo Sviluppo Sostenibile è stata coordinata nei mesi passati dal Ministero dell’Ambiente in un percorso lungo e complesso, cui Caritas Italiana, assieme a molte organizzazioni della società civile, ha partecipato attivamente.
Ora si tratta di convocare il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica che deve dare la sua approvazione finale. Caritas Italiana ha firmato una lettera al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Pichetto Fratin, per chiedere che il CITE venga convocato al più presto, dando con altre organizzazioni la disponibilità a un incontro per discutere delle possibilità di collaborazione.
L’iter percorso finora è espressione di un approccio generativo, sostenuto con forza da amministrazioni locali di ogni colore politico. Manca solo l’ultimo passo. Per rendere definitiva la nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e il piano di coerenza delle politiche, dopo il passaggio nella Conferenza Stato Regioni del settembre 2022, serve soltanto l’approvazione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) senza la quale la governance della transizione resta di fatto bloccata.
Perché non completare questo percorso? È quello che chiede un ampio gruppo di reti e organizzazioni della società civile e degli attori non statali. Un vasto cartello dei mondi dell’associazionismo e del volontariato, dell’ambientalismo, dell’attivismo civico, della cooperazione allo sviluppo, dei movimenti giovanili, che hanno inviato una lettera aperta al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per chiedere la convocazione del CITE. Si tratta passaggio istituzionale urgente e necessario per continuare a camminare e a dialogare in un mondo che ha davvero un disperato bisogno di scelte coraggiose.
Anche Caritas Italiana ha sottoscritto questa lettera aperta, proprio perché deve essere colto e rilanciato con forza ogni segnale di dialogo e “buona partecipazione” nel costruire un orizzonte in cui ci si ritrovi a lavorare per una prospettiva comune.
Non esiste più la scelta se intraprendere o meno la transizione ecologica. Essa è in atto. Si tratta di scegliere se e come gestirla. In alternativa essa avrà luogo senza alcun accompagnamento da parte dei decisori, lasciando che il suo prezzo venga pagato dalle persone e dai gruppi sociali più fragili e vulnerabili e dalle generazioni future.
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